Ho detto che sarei ritornata in argomento, ed eccomi qua.
Quello che è successo ed ho visto nell'esperienza ospedaliera non mi va proprio giù, non lo dimentico e devo scriverlo pure qui, dopo essere stata intervistata da un piccolo giornale locale che ha pubblicato due articoli sulle nefandezze del reparto di geriatria di Imola.
Siamo in Emila Romagna, regione ricca e rossa per antonomasia, dove tutto funziona, dove i cittadini sono tutelati...
Sino a che non hai 80 anni.
Da quell'età in poi l'ordine è: fare il minimo indispensabile per il vecchietto, tanto non produce più, non è socialmente utile, è un costo e può andarsene pure al diavolo.
Avevo giò sperimentato un reparto di geriatria, quando morì mio padre: ero ancora ignara, inesperta, fiduciosa, credulona...
Questa volta mi sono detta: orecchie ed occhi aperti, vediamo come gira.
E sono restata in ospedale per 24 ore di fila, per poi passarci tutte le mattine ed i pomeriggi quando non dovevo lavorare.
E' servito.
E' servito per accorgersi che l'attenzione cala appena volti la schiena.
Faccio qualche esempio: secondo giorno, pastiglie dopo colazione n.5; terzo giorno, pastiglie dopo colazione n.4.
Chiedo perchè. La risposta è vaga: sarà cambiata la terapia. Non la ritengo sufficiente e chiedo di controllare il registro clinico: le pastiglie dovevano essere 5, l'infermiere ne aveva "dimenticara" una.
Mattina dopo. le pastiglie sono 6. Come mai? Ce n'è finita pure una che, invece, deve prendere la sera. Ne viene tolta una, ma non sono sicura sia stata tolta quella giusta.
Un pomeriggio: arriva la bustina di cardioaspirina che prende alle 14; il dosaggio deve essere 160 mg, ne arriva una da 75. Chiedo di nuovo. Insistono: devono essere 60 mg, non 160, e loro da 60 non ce l'hanno.
Insisto di nuovo. la prende da 160 da 6 anni. Controllano il registro: l'1 era "nascosto", dice, dalla riga del registro...
Stessa cosa succede qualche giorno dopo, quando al mio posto c'è la badante, da me avvisata: arriva solo una bustina da 75, e solo dietro insistenza arriva anche l'altra.
Che poi entrambe facciano 150 e non 160 è una bazzecola.
Mia madre assume un medicinale in gocce per dormire: lo chiedo; c'è solo in pastiglie, non dosabili in maniera adeguata; finisce che devo portarmelo da casa, su autorizzazione del medico.
Stessa cosa per altri due farmaci che lei assume: non ci sono, nè possono essere procurati dalla farmacia dell'ospedale (neppure richiedendoli????): devo portarli da casa se non voglio interrompere la terapia.
Il medico che mi dice che i farmaci non ci sono accenna a Napoli=Imola.
Per non parlare degli esami del sangue mattutini: il prelievo viene fatto dopo la colazione.
E che dire della stanza di fronte alla nostra? Vi è ricoverata una persona affetta da broncopolmonite e con ridotte difese immunitarie, tanto che sia familiari che infermieri devono entrare con la mascherina.
Bene: in questa stanza non funziona il termosifone. Fuori siamo, di mattina, a -3.
Dopo una settimana di ricovero, arriva il tecnico: il termosifone non si può riparare, portano una stufetta.
Se fosse successo a me avrei chiamato la polizia. E fatto una denuncia.
E per ultimo, ma solo per non continuare lo strazio: una paziente viene dimessa; il giorno dopo il figlio torna in reparto: nel foglio di dimissioni hanno indicato che la signora ha avuto un infarto ed è stata operata al cuore.
La signora non ha mai avuto un infarto e tanto meno un'intervento.
Hanno sbagliato paziente.
E qui mi fermo.
Credo sia sufficiente e non necessiti di ulteriori commenti.
Sono basita, leggere queste cose, questa sbadataggine, questo menefreghismo mi fa star male! Pensavo la malasanità fosse solo qualche episodio al sud, a Imola non avrei mai creduto!
RispondiEliminaIo, a onor del vero, non ho avuto la stessa esperienza e devo dire per fortuna! Mia mamma ha 88 anni e la prima volta è stata ricoverata a 80, l'ospedale è quello di Prato, mi sono sempre trovata benissimo! Nei limiti che un ospedale consente! l'ultima volta è stato l'anno scorso, ho passato Natale in ospedale ma ho trovato tanta umanità da parte degli infermieri, sarà stato solo un caso isolato? Voglio sperare di no! Voglio sperare che sia il tuo un caso isolato...
Ciao, buona giornata e scusa la lunghezza ma l'argomento mi interessa!
Allucinante, e l'Emilia Romagna per i servizi sanitari passa per essere una regione di eccellenza! Mi dispiace per la tua mamma, auguroni, un abbraccio.
RispondiEliminamila e"stato cosi in luglio per mio marito.dolori atroci a sinistra e al pronto soccorso per tre giorni di fila......era stufi di vederlo....( mi sono arrivati soldi da pagare anke;;;;;;)finke non ha dato i numeri si e" rotolato per terra.......allora ricoverato e,una tac dopo giorbni di dolori e morfina...mi fermo qui.morale.tolta pleure e mezzo polmone sinistro salvato per un pelo,,,,,se aspettavano ankora setticemia e amen...ciao
RispondiEliminaAnnalida che orrore!!!!! ma non bisogna stare zitti, se si sta zitti si fa il loro gioco...vedi, il modo di tuo marito nel dare i numeri e rotolarsi per terra è stato come gridare...e, forse per paura, lo hanno preso in considerazione...Devono essere loro ad avere paura di sbagliare, non noi nell'affidarci a loro...baci
RispondiEliminaMila mi dispiace tanto... Anche a me è successo di non trovare grande assistenza sanitaria in ospedale un po' di anni fa, anzi peggio! Pensa che per la terapia che i medici mi avevano prescritto, i farmaci non li avevano e li hanno dovuti comprare i miei genitori e portarli in ospedale. E' assurdo e ridicolo. E' necessaria una grande opera di pulizia del personale... soprattutto dal punto di vista umano! Spero che tutto vada per il meglio! Un abbraccio.
RispondiEliminaQueste cose ti fanno passare la fiducia in qualsiasi cosa! per fortuna non sempre và male...dobbiamo cercare le situazioni positive!!!
RispondiEliminaSoprattutto perchè il nuvo anno è carico di speranze!
Un bacione e tanti auguri!
PS: proprio buona la torta salata qui sotto! non l'abbiamo mai fatta con i finocchi! delicata e cremosa!